BLOCKCHAIN GDO E FOOD. Le opportunità offerte dai registri distribuiti applicati al settore della Grande Distribuzione Organizzata ed in particolare nell’ambito del Food sono molteplici. Opportunità che vanno in supporto alle esigenze delle aziende, ma anche dei consumatori.
La Globalizzazione dei sistemi alimentari
I cambiamenti significativi nella struttura delle filiere, oltre a richiedere standard di produzione più sostenibili, chiedono anche e soprattutto sicurezza e trasparenza. Sicurezza e trasparenza, due concetti che si sposano perfettamente con la tecnologia blockchain. La trasparenza delle informazioni sui luoghi in cui gli alimenti sono coltivati, raccolti, prodotti, trasformati è fondamentale lato azienda, ma anche lato consumatore. Assicurare alti standard di qualità e sicurezza, per le aziende significa anche mitigare il rischio di frode di qualità. Con la filiera tracciata in blockchain le aziende del settore, di fatto si difendono da falsificazioni e, congiuntamente, certificano le informazioni sui loro prodotti. L’ultimo, ma non meno importante aspetto, è legato all’aiuto che la blockchain può dare in ambito della gestione logistica della catena produttiva e di distribuzione.
Organizzazione e tracciamento
Entrando un minimo in dettagli tecnici. Molte filiere di produzione hanno la necessità di organizzare, tracciare e condividere informazioni con fornitori esterni/partner. Vien da sé che un database sicuro in blockchain può garantire a questi delicati passaggi sicurezza, di riflesso elevando il grado di qualità dei prodotti finali.
Vantaggi lato consumatore
Con la globalizzazione, una delle richieste frequenti dei consumatori è legata alla conoscenza della provenienza del prodotto acquistato. È quindi fondamentale per le realtà produttive, riuscire a fornire al fruitore finale del prodotto informazioni su qualità e origine dei prodotti stessi in modo trasparente. L’immutabilità del dato registrato in blockchain fa da “garante” sulle informazioni che può fornire un QR code – per esempio – posto sull’etichetta di un prodotto.
Alcuni esempi di blockchain in GDO e Food
Carrefour in blockchain dal 2018
In ambito GDO, pionieri sono stati i francesi di Carrefour. La prima applicazione in quest’ambito è datata 2018, anno in cui la multinazionale francese ha deciso di tracciare la filiera del pollo allevato all’aperto e senza utilizzo di antibiotici. L’esigenza, in questo caso, era – ed è ancora – quella di comunicare con trasparenza all’utente finale la qualità del prodotto. Per ottenere questo risultato, l’azienda ha tracciato l’intera filiera di produzione in blockchain. Successivamente all’esperienza sulla produzione del pollo, la catena ha applicato lo stesso metodo anche per quella degli agrumi del suo marchio. Tutto il processo di tracciamento, dall’origine sino all’arrivo al punto vendita, sfocia poi in un QR code consultabile dall’acquirente del prodotto e con tutte le informazioni relative al prodotto stesso: dal mangime utilizzato al nome dell’allevatore.
Il primo Yogurt in blockchain è italiano
Anche in Italia le aziende si stanno muovendo in questa direzione. È recentissima l’iniziativa dell’azienda agricola San Salvatore – distribuita anche nel circuito Eataly – che ha deciso di certificare in blockchain il proprio yogurt. Il principio e le motivazioni che hanno spinto il produttore italiano verso la blockchain non sono dissimili a quelle che hanno accompagnato Carrefour nel Mondo dei registri distribuiti. Per il prodotto di San Salvatore, uno yogurt ricavato dal latte di bufala, la necessità primaria era quella di comunicare al consumatore – sempre tramite QR code – la qualità degli ingredienti e la provenienza delle materie prime. L’azienda, premiata anche dal Gambero Rosso per il suo yogurt bianco, basa il suo successo sulla filosofia aziendale che prevede un percorso produttivo a chilometro zero e in filiera chiusa. La certificazione in blockchain, oltre ai vantaggi nella supply chain, in questo caso è valore aggiunto anche per la credibilità del marchio.
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